Uno degli album più interessanti del 2013 ma anche di questi ultimi anni.
C’è qualcosa di ancestrale e sinistramente ipnotico in questo lavoro, di difficile classificazione e che si sviluppa seguendo trame di Free Jazz, Jazz avanguardistico, Fusion, visioni mutuate dal rock progressivo d’opposizione o da una certa psichedelia di stampo floydiano, memorie di Brian Eno e del Kilimanjaro Darkjazz Ensemble, attimi di agghiacciante malinconia, spiazzanti momenti vicini al Trip Hop.
Ottimo il lavoro del sempre più eclettico trombonista barese Gianluca Petrella, che non fa sentire la mancanza di una chitarra solista, e l'apporto (anche se limitato) del pianista Fabrizio Puglisi che ricordo con i grandissimi Deus Ex Machina.
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