Nel
1992 danno prova del bisogno di spingersi oltre i risultati ottenuti
verso direzioni sempre diverse con il secondo lavoro Deus Ex
Machina. Con questo disco la formazione raggiunge vertici
raramente toccati dalla musica rock, unendo alla maestria esecutiva,
una ricchezza compositiva ed espressiva che li riconferma come una
delle realtà più interessanti del prog (e non solo).
Le peculiarità che avevano caratterizzato il primo lavoro sono state sviluppate e valorizzate attraverso un maggiore studio ed una migliore attenzione per gli arrangiamenti, ora molto più curati. Certe asprezze che comparivano nella precedente opera sono state corrette, ed il suono, pur mantenendo l'aspetto emotivo, si è fatto più maturo, più ricercato, a tratti più melodico. I nove brani sono costruiti con brevi frammenti che s'incastrano magistralmente, denotando un modo d'intendere la musica vicino a certo free jazz, con il tema principale del brano più volte ripreso ed abbandonato.
Le peculiarità che avevano caratterizzato il primo lavoro sono state sviluppate e valorizzate attraverso un maggiore studio ed una migliore attenzione per gli arrangiamenti, ora molto più curati. Certe asprezze che comparivano nella precedente opera sono state corrette, ed il suono, pur mantenendo l'aspetto emotivo, si è fatto più maturo, più ricercato, a tratti più melodico. I nove brani sono costruiti con brevi frammenti che s'incastrano magistralmente, denotando un modo d'intendere la musica vicino a certo free jazz, con il tema principale del brano più volte ripreso ed abbandonato.
Abbondano
i tempi complessi (ottima la prova del nuovo batterista Claudio
Trotta), grandi aperture strumentali, con chitarra, tastiere e
violino di volta in volta protagonisti, e vocali, con il gruppo che
dimostra una non comune perizia tecnica.
Alberto Piras, uno dei più dotati cantanti della scena prog (non solo) italiana (e non), accentua gli equilibrismi vocali e conferma la sua scelta di esprimersi nella lingua latina (tranne in Cor mio cantata in italiano).
Tutti i brani sono di ottimo livello: Ad montem dove un violino ci introduce in misteriose atmosfere portando il brano a svilupparsi in crescendo con un notevole lavoro ritmico e lasciando grande spazio alle improvvisazioni. Vacuum apre le porte ad un hard rock impreziosito da spunti violinistici, M.A. è un gioiellino acustico, mentre Hostis si dirama verso contaminazioni prog, hard e jazz rock in una varietà di stili che lo rende di una genialità unica. In Cor mio e Si tu bene valeas ego bene valeo Piras riesce a modulare la sua voce in maniera eccellente. I restanti brani rimangono su coordinate simili, avvolgendoci in suoni ora melodici, ora irruenti, dove la fantasia e la creatività musicale arrivano all'apice della genialità.
Alberto Piras, uno dei più dotati cantanti della scena prog (non solo) italiana (e non), accentua gli equilibrismi vocali e conferma la sua scelta di esprimersi nella lingua latina (tranne in Cor mio cantata in italiano).
Tutti i brani sono di ottimo livello: Ad montem dove un violino ci introduce in misteriose atmosfere portando il brano a svilupparsi in crescendo con un notevole lavoro ritmico e lasciando grande spazio alle improvvisazioni. Vacuum apre le porte ad un hard rock impreziosito da spunti violinistici, M.A. è un gioiellino acustico, mentre Hostis si dirama verso contaminazioni prog, hard e jazz rock in una varietà di stili che lo rende di una genialità unica. In Cor mio e Si tu bene valeas ego bene valeo Piras riesce a modulare la sua voce in maniera eccellente. I restanti brani rimangono su coordinate simili, avvolgendoci in suoni ora melodici, ora irruenti, dove la fantasia e la creatività musicale arrivano all'apice della genialità.
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