I
Deus Ex Machina prendono vita nel 1985, in risposta al panorama
musicale internazionale e soprattutto nazionale. Alberto Piras voci,
Maurizio Collina alla chitarra, Luigi Ricciardello alle tastiere,
Alessandro Bonetti al violino, Alessandro Porreca al basso e Marco
Matteuzzi alla batteria. Fin dall'inizio la formazione bolognese ha
tracciato una strada ricca di soluzioni originali che la poneva al di
fuori dei luoghi comuni presenti nel rock. La scelta del latino
rappresenta una delle loro peculiarità più appariscenti, viene
motivata dal gruppo non come snobismo, ma come l'esigenza di una
lingua che unisca la semplicità fonetica delle lingue tronche
mantenendo la melodia e l'estrema ricchezza delle lingue piane come
l'italiano. Musicalmente il gruppo si appoggia a qualsiasi
riferimento di stile, cercando di applicare ad un linguaggio
prettamente rock tutto ciò che può giovare ad espandere i
contenuti. A tal fine il gruppo s'impegna sempre a curare
minuziosamente la propria tecnica compositivo-strumentale, per
appropriarsi del maggior numero di linguaggi musicali possibili.
É
solo nel 1991 che i Deus Ex Machina arrivano alla loro prima prova
discografica con Gladium
Caeli,
trasposizione su cd dell'omonima opera rock scritta dal gruppo
bolognese negli anni precedenti e rappresentata in teatro. Si tratta
di un lungo concept e la registrazione in soli due giorni,
praticamente live, ha lasciato intatto il potenziale espressivo della
band; colpisce il suo potente impatto sonoro e l'enorme
professionalità ed originalità del gruppo che non ha eguali nel
panorama progressive (e non solo): tecnica strumentale sopraffina ed
una varietà di stili tutti proposti con lucidità e fantasia. Il
gruppo riesce a spaziare dagli Emerson Lake and Palmer, agli Area, agli High Tide,
ma non manca una base hard con richiami ai Led Zeppelin, Deep Purple
e Uriah Heep. Siamo lontanissimi da un certo tipo di prog
romantico;
c'è un continuo alternarsi di momenti molto sostenuti con grandi
assoli di chitarra, sconvolgenti incroci chitarra-violino sorretti da
una sezione ritmica in bella evidenza con la batteria quasi
costantemente impegnata in tempi complessi, ed improvvise aperture
liriche, in una miscela non immediatamente accessibile ma di sicuro
fascino. Il magnetico cantante Alberto Piras, sorta d'incrocio tra
Stratos e Di Giacomo, Byron e Gillan, irrompe sulle note
dell'iniziale Expergi
con molta padronanza, ma tutti i musicisti possiedono doti non
indifferenti che permettono loro di reggere un tour de force come
Arbor,
16 minuti di follia tenuti in piedi da un filo logico e senza la
benché minima dispersione, con un inizio acustico ed una parte
cantata da brividi. La sinfonica title-track è un tributo alla
fantasia, mentre Ignis
ab caelo
rievoca la migliore PFM.
Se
progressive
vuol dire prima di tutto ricerca, i Deus Ex Machina raggiungono la
perfezione pur senza abbandonare certi stilemi.
Qui c'è il passato, il presente e il futuro della Musica; si può gridare al miracolo perché il miglior gruppo degli ultimi anni ce l'abbiamo in casa.
Qui c'è il passato, il presente e il futuro della Musica; si può gridare al miracolo perché il miglior gruppo degli ultimi anni ce l'abbiamo in casa.
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